Proprio qualche giorno dopo aver pubblicato un articolo sull’importanza di conoscere l’esatta provenienza, ossia il pedigree, delle monete che si acquistano, ecco che vedo questo: il lotto 78 dell’asta online 9 della Solidus Numismatik, casa d’aste con sede in Germania.
Vista la bellezza di tale tipologia, la mia passione per le monete macedoni, quel foro che agli occhi di molti potrebbe renderla non interessante, ma soprattutto vista la mia nuova politica di acquisizione solamente di monete antiche dotate di ottimo pedigree, ho pensato:”Wow, devo provare a prenderla!”. Dunque per me quest’ultimo fatto fa una grande differenza: quella tra il non interessarmi e l’essere disposto a spenderci quella che, per me, è una piccola fortuna.
Infatti nella descrizione del pezzo viene detto come tale esemplare sia il medesimo pubblicato nel testo fondamentale sulla monetazione civica di Anfipoli della Lorber del 1990 (“Lorber Amphipolis 66, bb. (dieses Exemplar)“), che però non possiedo, e comunque non è detto che sia presente la fotografia. Ma soprattutto sarebbe il medesimo esemplare comparso in un articolo dello Svoronos del 1911 (“Svoronos, JIAN XIII (1911), S. 247, 79 und Taf. VI, 31 (dieses Exemplar)“).
Dato che ho la tendenza a non fidarmi, sono andato a controllare…
Peso 2,27 g, diametro 15 mm, contro i 2,29 g e i 14 mm dichiarati dalla casa d’aste. Questo ci può anche stare. Ma quest’altro NO:
Dando un’occhiata più da vicino e confrontando la foto con quella fornita dalla casa d’aste…
… a prima vista sembrerebbe la stessa moneta. L’elemento di maggior rilievo è il foro collocato nella stessa identica posizione su entrambe le facce, il che indica il medesimo asse di conio a ore 9. Ma sono veramente la stessa moneta?
La prima macroscopica differenza è la forma del tondello, particolarmente evidente a ore 9/10 del rovescio (1): in alto infatti il profilo è più curvilineo, mentre in basso vediamo un bello spigolo.
A ore 12 del rovescio, sopra la fiaccola (2), nell’esemplare in basso la moneta appare ben conservata, a differenza dell’esemplare del 1911, dove è possibile vedere un profondo solco, che ha obliterato la corona vegetale.
Al dritto dell’esemplare nuovo, i capelli di Apollo presentano una scriminatura centrale (3), che pare invece assente nell’altro.
Particolarmente evidente è poi al rovescio della moneta in basso sul lato sinistro la presenza di una bella linea incusa, che tra l’altro forma nella parte inferiore un angolo particolarmente evidente (4). Ciò è completamente assente nell’esemplare dello Svoronos.
Al dritto (6) e al rovescio (5) dell’esemplare attualmente in asta ci sono poi una serie di rigacce oblique parallele, non presenti nella moneta del 1911.
A ore 1 del rovescio della moneta nuova, due foglie della corona d’alloro sono ben distinte (7), mentre su quella di inizio ‘900 appaiono fuse assieme.
A ore 7 del dritto si può vedere un segno sull’esemplare dello Svoronos, assente invece in quello Solidus (8).
Cosa simile a ore 3 del dritto (9), dove inoltre nell’esemplare del 1911 sembra esservi una maggiore distanza tra i capelli e il bordo della moneta.
Stranamente invece due graffi presso il bordo a ore 4 (11) e 5 (10) del rovescio, così come la precisa collocazione del foro (12) sono davvero simili.
In base a quanto detto ritengo che i due esemplari non siano la stessa moneta, a differenza di quanto dichiarato dalla casa d’aste. A questo punto le possibilità sono 2:
1- o c’è stata la volontà fraudolenta di qualcuno di imitare la moneta del testo dello Svoronos, prendendo un esemplare molto simile e facendovi un buco nella stessa esatta posizione in modo da dargli un pedigree eccellente.
2- o si tratta di un ennesimo caso di superficialità/incompetenza inaccettabile da parte di un venditore professionista. E ancora una volta, tra l’altro, si tratta di un errore che conferisce un notevole plusvalore al pezzo…
ADDENDA
Falso pedigree, poi prontamente eliminato una volta avvisati: “ex Sotheby’s 248, 1969“.
Evidentemente non sono la stessa moneta…
Ma rieccola in vendita presso il negozio olandese Agorà Ancient Coins: https://www.ma-shops.com/drijver/item.php5?id=433&lang=it.
“Ancient Greek tetradrachm 335 – 315 BC
Conservazione: Nearly extremely fine | Abbreviazioni
Numero di Catalogo: AMNG III 2 202 Nr.5.
Materiale: argento
Peso: 13.00 g
Obv: laureate head of Apollo to the right.
Rev: ΠATΡAOΥ; cuirassed horseman with spear rides over fallen enemy with makedonian shield; above left: monogram.
Ex Gorny & Mosch 125, 2003, lot 143; ex Athena 2, 1988, lot 106;
ex Sternberg 13, 1983, lot 139; ex Sotheby’s 26 1969, lot 248 (Paionian Hoard, ICGH 410, this coin).
Rare variant with monogram, beautiful patina.
From the Paionian Hoard, with old collection ticket.”
Questa è la descrizione fornita dal venditore:
1: come si vede chiaramente dalla foto l’affermazione “ex Sotheby’s 26 1969, lot 248 (Paionian Hoard, ICGH 410, this coin)” è falsa, tanto quanto era falsa nella descrizione del pezzo nell’asta della Gorny & Mosch. Dato che era stata prontamente rimossa ben prima dell’asta, come è possibile che questi commercianti olandesi abbiano fatto esattamente lo stesso errore?
2: perchè invece hanno omesso “Ex Gorny & Mosch 236, 2016, lot 78”?
3: “From the Paionian Hoard, with old collection ticket”. Nonostante non tutti i pezzi del Peonian Hoard non siano stati fotografati, dubito fortemente che un esemplare come quello attualmente in vendita, di qualità ben superiore agli altri col medesimo conio dei quali c’è l’immagine, non sia stato inserito nelle tavole. Ma soprattutto “Old collection ticket” di quale collezione?
In seguito ho avuto un piacevole scambio di email con il proprietario del negozio, che ha immediatamente rimosso il riferimento al Paeonian Hoard. Si tratta in effetti di un errore commesso in buona fede e dovuto al fatto che non possedendo il suddetto catalogo, si è fidato della descrizione della G&M, non avendo visto il cambiamento della stessa. Anche lui è rimasto danneggiato, dato che credeva di acquistare una plate coin del catalogo.
Mi viene dunque spontaneo affrontare la questione dei pedigree garantiti dagli old collection tickets. Mi sembra che in molti casi ci si trovi potenzialmente in una situazione analoga a quella che ho descritto per Israele: descrizioni scritte a mano, spesso generiche e dunque non attribuibili necessariamente al pezzo in vendita.
L’unica moneta antica che ho acquistato dopo il mio pentimento numismatico è stata una dramma di Filippo III, abbastanza bruttina, ma che veniva descritta come dotata di pedigree pre 1970 in accordo con le disposizioni UNESCO del 1972.
Significativa è questa parte del testo:
Innanzitutto non c’è scritta da nessuna parte la provenienza dalla prestigiosa Baldwin’s (avranno fatto una perizia calligrafica o forse a Londra facevano i cartellini così… o forse K/S indica qualcosa che non so), ma la cosa peggiore è “tag that describes the coin in enough detail to be sure it is for this coin”. Non è indicato il peso, non il diametro, ovviamente non c’è la foto; quella che abbiamo è la descrizione di una qualsiasi dramma Price P 46. Di dettagli specifici non ce n’è uno. E’ impossibile affermare che il cartellino si riferisca con certezza a questa moneta. E faccio notare che da ciò dipende il fatto che la moneta possa essere importata negli USA.
Immaginiamo che si dichiari, a corredo di una richiesta di esportazione di una moneta, un pedigree falso proprio allo scopo di ottenere in nulla osta all’esportazione.“
C. Lorber, Amphipolis – The Civic Coinage in Silver and Gold, Los Angeles, 1990.
Sotheby & Co, Catalogue of the Paeonian Hoard, Catalog of public auction, 16 April 1969, London.
J. Svoronos, The Coin Collection of Helene Mavrokordatou, in «JIAN», XIII, 1911, pp. 241-300. Disponibile online (l’originale è in greco): https://archive.org/stream/journalinternati1213sboruoft#page/241/mode/1up.
Interessante.
C’è da rilevare che la recente adozione di normative restrittive da parte di Paesi come la Germania e l’Austria, potrebbe portare ad una nuova e, se vuoi, originale “professione”: quella del realizzatore di falsi pedigree..
M.
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Finora abbiamo assistito alla vendita di monete false o
Speriamo di no… ma non me ne stupirei… Sarà se vuoi un caso, ma le uniche 2 monete con pedigree importante che ho controllato, si sono rivelate entrambe una bufala. Certo la statistica ha bisogno di campioni più ampi però… O magari sono solo io a essere sfortunato.
Stasera contatto la casa d’aste e vediamo che dicono.
Visto che sei avvocato ne approfitto per chiederti se in un caso come questo non ci siano gli estremi per parlare di frode. Grazie!
Già che ci siamo aggiungo anche il primo caso in fondo all’articolo. Devo dire che appena contattati hanno fatto sparire il falso pedigree…
Ma ho notato stamane che il falso pedigree e’ ricomparso magicamente in uno shop online…. https://www.ma-shops.com/drijver/item.php5?id=433&lang=it
Mi piacerebbe proprio vederlo quell'”old Collection ticket” del Paeonian Hoard… Evidentemente alla Gorny non l’avevano se hanno immediatamente eliminato quella provenienza una volta contattati. Mah… Vedremo che diranno pure questi.
Certamente l’attribuzione ad una moneta di un pedigree non pertinente, se ciò avviene in mala fede o con un’imperizia tecnica che non è scusabile se riferita ad un professionista del settore, potrebbe dare luogo a problematiche di natura anche penale, non solo a tutela degli acquirenti ma anche delle stesse Autorità.
Immaginiamo che si dichiari, a corredo di una richiesta di esportazione di una moneta, un pedigree falso proprio allo scopo di ottenere in nulla osta all’esportazione.
Per non parlare poi dell’utilizzo di un pedigree fittizio tout court.
In questo caso la truffa sarebbe evidente.
Ad ogni modo, mi pare che ciò che manca in questo settore siano dei veri controlli da parte degli organi preposti: fino a quando si farò finta di non vedere o si continuerà a non voler vedere (posto che molti “controllori” potrebbero anche non essere in grado di capire ciò che dovrebbero controllare) non mi stupisce che si perpetuino questi teatrini, nei quali una moneta dubbia o proprio falsa passa come una trottola da un’asta all’altra, da un listino ad eBay, fino a quando non viene trovato il pollo giusto che se la compra.
Credo che se i controlli, anzichè da burocrati, venissero esercitati da alcuni preparati professionisti del settore di mia conoscenza, assisteremmo ad un’ecatombe imbarazzante di materiali e di venditori.
M;.
Grazie per la consulenza! Purtroppo le immagini si possono inserire solo nell’articolo originale e quindi sono costretto fare delle aggiunte anche lì.
Di controlli al momento non credo ce ne siano molti in effetti… visto che certe situazioni sono la normalità. Come mi hai scritto te una volta, quello che proponi sarebbe bello, ma è utopistico. Se non si svegliano i collezionisti, cosa che al momento mi pare altrettanto utopistica, c’è poco da fare… Mi chiedevo però che genere di “preparati professionisti del settore” tu intendessi. A Roma i tribunali controllati dai senatori incaricati di giudicare le malversazioni dei loro colleghi con incarichi di governo nelle province, a parte Verre (che era indifendibile e dovette affrontare Cicerone) e un Antonio, non credo abbiano mai condannato nessuno che fosse veramente colpevole. Ci vorrebbe qualcuno super partes.
Mah, intanto chi controlla dovrebbe sapere cosa controllare e non limitarsi a verifiche puramente formali, come purtroppo accade di frequente per la mancanza di controllori preparati nella specifica materia.
Per quanto riguarda le capacità di svolgere con efficacia tali controlli, ci sono certamente soggetti molto preparati ed esperti che sono in grado di riconoscere eventuali “anomalie” nel materiale che gira sul mercato.
Lo stesso forum laMoneta, sebbene con i limiti fisiologici connessi a tale strumento, ne annovera diversi che in più occasioni e dalla semplice visione dei lotti in foto, hanno portato le case d’aste al ritiro di monete che, evidentemente, erano problematiche (per usare un eufemismo).
Ci sarebbero poi in giro quei soggetti che operano nel campo delle falsificazioni e che se fossero portati a collaborare con l’Autorità potrebbero rivelarsi molto utili.
D’altronde, negli U.S.A. alcuni famosi hackers dopo aver commesso reati,sono oggi al servizio del FBI proprio perché conoscono dall’interno il funzionamento di certe dinamiche, oltre ad essere pienamente padroni della materia.
In altre parola, si dovrebbe fare nel mondo dell’arte (non solo, quindi, in quello numismatico) ciò che in altri settori si è fatto grazie ai “pentiti” e cioè a quei soggetti che dopo aver svolto dall’interno del sistema attività illegali, sono stati poi utilizzati dalle Autorità per conoscere meglio determinati meccanismi criminali.
La sensazione è che tutto ciò che di illegale gira intorno al mercato numismatico non desti (almeno per ora) un sufficiente allarme sociale.
E di conseguenza, gli strumenti di contrasto siano ancora blandi.
Ciò è confermato anche dalla diversità di normative che, pur all’interno della cornice U.E., caratterizza gli Ordinamenti di ciascun Stato membro e che vedono operatori del settore spostarsi da un Paese all’altro come “chierici vaganti”, alla ricerca di normative più miti. .
Finchè non ci sarà un’unica normativa, continueremo a lamentare la presenza di operatori disinvolti nei Paesi più permissivi. Si è capito che il sistema non è assolutamente in grado di autoregolamentarsi e dunque sarebbe necessario che la materia sia regolata quanto più uniformemente possibile, almeno in ambito U.E.
A proposito: hai notizie fresche sulla nuova normativa tedesca e, soprattutto, austriaca?
Da quanto si legge sul Forum, per ora noni capisce niente.
M
Sono assolutamente d’accordo praticamente su tutto, ma ho 3 appunti da fare:
1- è vero che ci sono, anche sul forum, gli esperti in grado di riconoscere eventuali anomalie per ciò che riguarda i falsi da una foto (cosa che io non sono assolutamente). Ma ci si limita, appunto, alla questione delle falsificazioni e per lo più relativamente a pochi pezzi di medio o alto profilo, che è deprecabile, ma riguarda egoisticamente il mondo collezionistico. Io penso sia molto peggio la presenza sul mercato di montagne di monete, spesso anche di basso valore (bronzetti greci, antoniniani del III secolo…) e delle quali nessuno si cura, provenienti da scavi illeciti, con tutte le problematiche annesse e connesse che ho già ampiamente discusso. E questo invece è un problema che danneggia tutta la collettività e non solo il singolo collezionista che viene infinocchiato acquistando una patacca. Che poi la collettività non si curi dell’argomento, così come i collezionisti se possono acquistare tutte le monete autentiche che vogliono indipendentemente dalla provenienza, è un altro discorso…
2- d’accordo sulla questione degli hackers al soldo dell’FBI, ma quei signori avevano smesso di fare le cose che facevano in precedenza. Mi starebbe certo bene che si occupassero della cosa degli operatori del mercato pentiti, ma per fare ciò dovrebbero appunto rinunciare alle loro attività precedenti.
3-dici “Finchè non ci sarà un’unica normativa, continueremo a lamentare la presenza di operatori disinvolti nei Paesi più permissivi.”
La nostra normativa, almeno in apparenza non è permissiva, ma le modalità attraverso le quali è legalmente possibile attribuire la lecita provenienza a un manufatto archeologico, a mio avviso la rendono in realtà estremamente permissiva e ipocrita. Sempre ovviamente che non ci sia il fesso che si fa cogliere sul fatto, che è di solito il privato inesperto e non il grande operatore che vende merce legale, ma, come lui sa benissimo, di provenienza ignota.
Infine attualmente non leggo molto il forum, anche perchè quella sezione mi è preclusa e dopo la mia dipartita la sezione greche è diventata un mortorio… non ho notizie fresche, ma da quello che capisco guardando le teutoniche vendite è cambiato tutto in modo che nulla cambiasse…
P.S. E’ anche vero che sempre più gli studi numismatici si basano sulle monete astate e dunque anche da un punto di vista culturale e’ dunque importante la riduzione dei falsi in circolazione, ma vogliamo forse affermare che chi si occupa di queste tematiche lo faccia per amore della cultura? O lo fa forse, nella maggior parte dei casi, per motivazioni materiali?
Per quanto riguarda il forum, il mio riferimento era ad alcune valide competenze che esprime. Che poi esse siano prevalentemente orientate verso l’aspetto collezionistico è una conseguenza dell’impostazione di quello specifico contesto; ma se si potessero utilizzare quelle competenze anche in altro ambito, come quello della prevenzione e di “allerta precoce” (early warning) di materiali sospetti che finiscono sul mercato, tutto il sistema ne trarrebbe giovamento.
Ovviamente bisognerebbe fornire loro i mezzi idonei per svolgere questa funzione; è già troppo che scovino dalle sole foto monete false o ripassate più e più volte da un’asta all’altra dopo lifting e restauri.
D’altronde questo monitoraggio sarebbe pur sempre idi competenza delle Istituzioni e non dovrebbe spettare a privati di buona volontà.
Sappiamo poi che per il privato non è sempre facile intervenire per “stroncare” una moneta: da un lato ti attiri le ire di chi viene “sputtanato” e dall’altro ti esponi a commenti negativi (e talvolta anche strumentali) di chi sostiene che tali interventi siano motivati da scopi commerciale (ad es. screditare un concorrente) o da altri intenti biasimevoli..C’è inoltre anche il rischio concreto di beccarsi una denuncia per diffamazione. Quindi, dal mio punto di vista, tanto di cappello a chi si espone per evidenziare la presenza di una moneta problematica, che spesso poi viene ritirata dalla vendita (e ciò dimostra che avevano ragione a denunciarne la problematicità).
Sul punto 2): i “collaboratori di giustizia” normalmente hanno smesso di esercitare la loro attività illegale; alcune volte però possono essere ancora “in servizio”.
Sul punto 3):: le modalità attraverso le quali si attribuisce una lecita provenienza possono essere anche obbiettivamente difficili da verificare.
Se ti dicessi che il sesterzio che voglio vendere proviene dall’asta “Il Gatto e la Volpe” del 31,6.1960 Lotto 333, lotto non fotografato nel catalogo e composto da un nucleo di 10 sesterzi; che il lotto venne acquistato da mio nonno che me l’ha lasciato in eredità e che di esso non ho più alcun documento se non un cartellino scritto da mio nonno; che cosa mi diresti? Che sto mentendo?
Chiaramente dev’esserci una corrispondenza astrattamente plausibile e coerente fra quanto asserisco, ma, se c’è, chi mi può smentire?
Questo pe dire che non è affatto facile smentire una provenienza teorica, almeno per monete non rarissime.
Il problema pertanto non è di facile soluzione, soprattutto se assisteremo alla formazione di “ricostruttori di pedigree” attenti a rintracciare le giuste aste e a rispettare le giuste corrispondenze.
M
La maggior parte dei materiali presenti sul mercato sono sospetti… (centinaia di monete antiche in pessime condizioni e spesso sporche di terra proposte su ebay dai vari professionisti tedeschi per esempio, anche se quelli che mettono nelle aste maggiori sono probabilmente i pezzi più belli e ripuliti tra quelli che maneggiano) per me qualsiasi moneta priva di provenienza certa è sospetta. Io mi attengo alla saggia regola “se non sei sicuro pensa il peggio”. L’onere della provenienza dovrebbe secondo me essere a carico del venditore e non di chi dovrebbe controllare: non può dimostrare con certezza da dove provenga, non sarebbe giusto parlare di lecita provenienza.
Di qua il senso della mia proposta ai collezionisti: dato che quasi tutto è sospetto e non si può fare nulla, legalizziamo (o dall’alto o dal basso attraverso un collezionismo consapevole) tutto fino a questo punto, ma poi basta.
“Sappiamo poi che per il privato non è sempre facile intervenire per “stroncare” una moneta: da un lato ti attiri le ire di chi viene “sputtanato” e dall’altro ti esponi a commenti negativi (e talvolta anche strumentali) di chi sostiene che tali interventi siano motivati da scopi commerciale (ad es. screditare un concorrente) o da altri intenti biasimevoli..”.
Quanto è vero… non sai quante volte mi hanno accusato di avere scopi segreti e hanno gettato letame su di me a livello personale…
Io da tutto ciò non ci guadagno assolutamente nulla… io.
Perchè poi il fatto che si attribuisca maggiore importanza ai pedigree dovrebbe essere un problema?
E comunque i membri di un eventuale organo di controllo non dovrebbero avere alcun tipo di conflitto di interesse, altrimenti verrebbe meno l’utilità dello stesso.
[…] this article, that follows another one (in which are 4 other cases) and that I will write directly in my not perfect English, I will publish all the fake pedigrees I […]