INTRODUZIONE
In questo articolo, suddiviso in più parti, vorrei focalizzare l’attenzione sulle circostanze legate a un aspetto molto particolare della vita degli imperatori romani: la loro morte. Analizzerò i singoli casi, tentando di trarne delle conclusioni di carattere generale.
Come mio solito, faccio innanzitutto alcune premesse.
Affinché il tutto abbia un senso ritengo necessario definire dei criteri oggettivi: nel corso della plurisecolare esistenza dell’Impero Romano si alternarono infatti sul palcoscenico della storia tutta una serie di Augusti, Cesari, usurpatori, imperatori legittimi e non…
Ho deciso di analizzare unicamente gli individui dotati del reale potere. Non considererò ad esempio un Diadumeniano figlio di Macrino, ma solamente quest’ultimo. Invece mi occuperò di coimperatori, come Lucio Vero o quelli di epoca tetrarchica.
Altro parametro adottato è quello di limitarmi esclusivamente agli imperatori “ufficiali” o comunque capaci di conquistarsi un dominio consolidato (Postumo per esempio), tenendo sempre bene in mente che la differenza tra un usurpatore e un imperatore legittimo la determinarono, per lo più, eventi accidentali. C’est-à-dire: la storia la fanno i vincitori. Si tratta dunque di definizioni dai confini labili e fumosi.
Citerò comunque la presenza di pretendenti che non riuscirono a realizzare i propri sogni di gloria o lo fecero solo in misura molto limitata.
Quando un imperatore moriva molte erano le dicerie e i pettegolezzi che si diffondevano circa le cause di morte. Mi atterrò generalmente alla versione maggiormente accettata.
Un ultimo appunto: userò spesso il termine regno, anche se anacronistico, dato che rende bene l’idea.
I DODICI CESARI
La prima parte vuole essere un omaggio a quella grande opera che è La vita dei Cesari, di Gaio Svetonio Tranquillo, che, scritta all’epoca di Traiano, costituisce una fondamentale miniera di notizie per la conoscenza della storia dell’Alto Impero e dei suoi Signori. In essa si traccia la biografia dei primi dodici imperatori, partendo da Cesare e arrivando, attraverso la dinastia Giulio-Claudia e il fatidico spartiacque dell’Anno dei Quattro Imperatori (69 d.C.), alla fine della dinastia Flavia con la morte di Domiziano. Qui iniziò un’altra fase della storia di Roma, ma questa sarà oggetto della seconda parte di questo articolo.
Specialmente Cesare, ma anche in parte Ottaviano/Augusto non sono formalmente considerabili imperatori, nel senso che tale termine assunse successivamente, ma di fatto lo furono entrambi. Il primo dopo il passaggio del Rubicone e l’assunzione della prima Dittatura, il secondo quando, giovanissimo ed erede politico del precedente, strinse con Antonio e Lepido quel patto noto come Secondo Triumvirato.
STATISTICHE*E COMMENTI A ESSE:
Imperatori: 12.
. che ebbero sempre un regno congiunto – CO: 0.
. che ebbero in parte un regno congiunto – (CO): 1.
. usurpatori di successo – US: 0.
. usurpatori per una parte del proprio regno – (US): 5.
Morti naturali: 4 (33,3%).
Morti violente: 8 (66,7%), delle quali:
. uccisi con armi bianche: 5 (41,7%).
. suicidi indotti: 2 (16,7%).
. uccisi per avvelenamento: 1 (8,3%).
Di questi dodici, solamente quattro perirono, probabilmente, per cause naturali: Augusto, Tiberio, Vespasiano e Tito.
Degli altri otto, cinque (Cesare, Caligola, Galba, Vitellio e Domiziano) vennero fatti fuori con armi bianche, uno, Claudio, quasi certamente avvelenato coi funghi e infine gli ultimi due, ossia Nerone e Otone, decisero di suicidarsi per evitare situazioni più spiacevoli. Dunque ben il 66% dei casi ebbe una morte indotta dalla volontà umana.
. Somma totale della durata dei regni degli imperatori trattati: 142 anni e 11 mesi.
. Durata media di regno, prendendo in considerazione tutti gli imperatori: 11 anni e 11 mesi.
. Somma totale della durata dei regni della metà degli imperatori trattati che ebbe il regno più lungo e percentuale: 130 anni e 7 mesi pari al 91,4%.
. Durata media di regno, prendendo in considerazione la metà degli imperatori trattati che ebbe il regno più lungo: 21 anni e 9 mesi.
. Somma totale della durata dei regni della metà degli imperatori trattati che ebbe il regno più corto e percentuale: 12 anni e 4 mesi pari all’8,6%.
. Durata media di regno, prendendo in considerazione la metà degli imperatori trattati che ebbe il regno più corto: 2 anni e 1 mese.
Sembrerebbero calcoli apparentemente senza senso, ma hanno il fine di dare un’idea di massima (si tratta pur sempre di statistica) in maniera quanto più oggettiva possibile di come nei vari periodi che saranno approfonditi, mutino le situazioni connesse alla stabilità del potere. Constatiamo in questo caso l’esistenza di un’ampia forbice tra i regni degli imperatori più longevi e di quelli più effimeri. Ben 19 anni e 8 mesi di differenza in media a regno. Quindi un grande gap tra valori molto alti e altri molto bassi. Il dato appare ancora più chiaro se lo si analizza da un punto di vista percentuale: 91,4% contro solo l’8,6%.
Con un’occhiata veloce potrebbe dunque sembrare che sia stato un periodo molto turbolento e altalenante da un punto di vista politico, ma in realtà ad eccezione del 69 d.C., che fu un momento di vera e propria guerra civile che coinvolse ben quattro pretendenti vi fu una notevole stabilità, mantenendosi il potere nell’ambito ristretto di due sole dinastie imperiali. Consideriamo poi che su un periodo totale di circa 145 anni, ben 78 furono sotto il governo di due soli uomini e cioè Augusto e Tiberio, che nonostante alcune fallite congiure, mantennero saldamente il potere fino alla morte avvenuta in età avanzata. Anche Vespasiano morì assai anziano, mentre Tito probabilmente a causa di una malattia.
Gli imperatori in qualche modo più “moderati” e meno rivoluzionari corsero dunque meno rischi di essere fatti fuori, se non a causa dell’ambizione personale di membri della propria familia come nel caso di Agrippina e del marito Claudio.
Quelli invece che assunsero toni più autocratici e andarono più apertamente contro ogni tradizione precedente furono tolti di mezzo più rapidamente o in qualche modo definitivamente quando la misura era colma: Cesare, Caligola, Nerone e Domiziano. Addirittura infatti la morte di questi ultimi due pose fine a quella che era diventata una dinastia ormai invisa ai più (delle classi ricche si intende).
In questa fase vi era ancora insomma un forte rispetto dell’idea di regalità in connessione con quella della legittimità dovuta al legame diretto di sangue e, salvo l’Anno dei Quattro Imperatori e altri due casi di limitata portata, i moti di ribellione o le congiure partirono in genere da fonti vicine all’imperatore stesso e non sparse nei quattro angoli dell’impero come invece accadrà di sovente in seguito.
Voglio chiudere con una metafora botanica che mi pare calzante. Se gli imperatori fossero stati come dei semi ne troveremmo, in questa fase storica, alcuni piantati in terreni non fertili e i cui germogli ben presto morirono, altri invece, che trovando le giuste condizioni, crebbero fino a piantare le radici in profondità.
*eventuali imprecisioni sono dovute a vari fattori: periodi di vuoto di potere (come tra Cesare e Ottaviano), impossibilità di conoscere (spesso. E sempre più spesso andando avanti nel tempo) le date precise al giorno, ma talora anche al mese o all’anno, periodi di sovrapposizione tra più imperatori, necessarie approssimazioni per eccesso o per difetto.
ALTRI PERSONAGGI E PRECISAZIONI SU QUELLI GIA’ CITATI:
-Coimperatori (anche per una porzione limitata del proprio regno):
. Ottaviano. Dovette all’inizio condividere il potere con gli altri due Triumviri, ossia:
. Marco Emilio Lepido. Esautorato da ogni carica salvo quella di Pontefice Massimo nel 36 a.C., fu costretto a trascorrere il resto della vita in una villa al Circeo fino alla morte avvenuta per cause naturali nel 13 a.C..
. Marco Antonio. Sconfitto da Ottaviano nella battaglia navale di Azio del 31 a.C. e quindi rifugiatosi in Egitto, preferì suicidarsi l’anno successivo piuttosto che cadere in mano all’odiato avversario.
-Usurpatori di successo (o anche per una porzione limitata del proprio regno):
. Giulio Cesare. Venne dichiarato hostis publicus dal senato “ottimate” di Roma dopo il passaggio del Rubicone.
. Galba. Si ribellò a Nerone assumendo però solo il titolo di Legato del Senato e del Popolo Romano. Adottò invece quello di Cesare Augusto una volta morto il legittimo imperatore.
. Otone. Fu usurpatore in realtà per il solo 16 gennaio del 69 d.C.. Fece infatti subito eliminare Galba e già la sera stessa veniva confermato dal Senato.
.Vitellio. Dopo l’assassinio di Galba da parte di Otone si fece nominare imperatore dalle legioni germaniche. Fu formalmente un usurpatore fino alla sconfitta inflitta a Otone.
. Vespasiano. Si ribellò a sua volta a Vitellio e forse non senza una certa esitazione dovuta all’attesa del sostegno dei governatori di Mesia ed Egitto. Ad Alessandria per la prima volta fu acclamato imperatore dalle legioni presenti il primo luglio del 69 d.C.. Anche lui fu dunque formalmente un usurpatore fino alla morte di Vitellio.
-Tentativi di usurpazione falliti rapidamente:
. Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano. Si ribellò a Claudio nel 42 d.C. in Dalmazia, ma fu ucciso dai suoi stessi soldati dopo cinque giorni.
. Lucio Antonio Saturnino. Si ribellò a Domiziano in Germania Superiore, ma venne liquidato in meno di un mese nel gennaio dell’89 d.C..
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