La prima menzione dei Peoni è in Omero, che ce li mostra alleati dei Troiani nella guerra di Troia.
Nei secoli seguenti ebbero il controllo di un vasto territorio nella fertile pianura del fiume Axios, fino a quando, prima dai Persiani nel 479 a.C., poi dai Macedoni, vennero costretti a spostarsi più a Nord.
Qui, accerchiati da Macedoni, Dardani, Illiri e Traci, seppero forgiare un regno che sopravvisse fino al I secolo a.C. (Fig. 1).
Nel corso del IV secolo, modelli eroico-omerici e un moderato grado di ellenizzazione si diffusero nell’aristocrazia locale attraverso la mediazione macedone.
Per tutto il IV e III secolo i re peoni portarono avanti una politica aggressiva e belligerante contro lo scomodo vicino meridionale: ricordiamo Agis, morto nel 359-8, e Lykkeios, che, pur sconfitto da Filippo II, venne lasciato alla guida del proprio popolo, come sovrano vassallo1.
Quindi fu la volta del nostro Patraos, la cui figura pare avvolta nelle nebbie della storia. Di lui si sa pochissimo, neppure gli anni esatti di regno, che tradizionalmente viene collocato tra il 340/335 e il 315 o poco dopo.
Contingenti di cavalleria peonia furono con Alessandro almeno fino a Gaugamela (331), dove combatterono valorosamente2, per poi scomparire dalle fonti.
In un frammento dell’opera di uno storico dell’epoca si menzionano, per il periodo precedente alla morte di Alessandro nel 323, Antipatro in qualità di stratego e vicerè d’Europa e gli alleati settentrionali dei Macedoni. I Peoni sono significativamente assenti3.
Sappiamo infine che Audoleon, successore di Patraos, fu in buoni rapporti con Cassandro, nuovo signore di Macedonia, ma non asservito ad esso4.
L’aspetto certamente più noto del regno di Patraos è la sua monetazione5 (almeno a partire dal ritrovamento negli anni sessanta di due grossi tesori contenenti in tutto circa 3000 suoi tetradrammi 6). Essa è stata variamente interpretata per dare un senso alle poche informazioni conosciute e tentare di comprendere i rapporti che intercorrevano tra Macedonia e Peonia. Voglio brevemente illustrare questo percorso esegetico.
Tutte le monete note presentano al dritto, in maniera quasi ironica, poiché immagine tipica delle coniazioni di Filippo II di Macedonia, la testa di Apollo rivolta a destra; per lo più laureata, ma talora anche con diadema o nuda.
Il tipo che dovette avere diffusione maggiore, nonché argomento principale di questo articolo, è il tetradramma che reca al rovescio l’immagine di un cavaliere che trafigge con la lancia un soldato a piedi dotato a sua volta di lancia o sarissa.
Vi è una grande quantità di conii attestati ed essi presentano un’impressionante numero di varianti, sia nella posizione dei due protagonisti, sia nel loro abbigliamento e armamento, specialmente per quanto riguarda l’uomo a terra.
Ciò ha dato adito a teorie differenti, ma se c’è una cosa sulla quale tutti sono d’accordo è che tale tipo doveva commemorare un evento storico significativo del regno di Patraos e che la sua estrema variabilità doveva risultare implicitamente comprensibile ai suoi contemporanei.
La prima teoria fu ideata da Hugo Gaebler7 e poi ripresa dal Merker. Nelle vicinanze di Gaugamela (vedi nota 2) Alessandro dovette sbarazzarsi di mille cavalieri persiani comandati da un certo Satropates. Mandò la cavalleria peonia, guidata dal principe Ariston (forse fratello o figlio di Patraos). Pur nettamente inferiori, i Peoni travolsero i nemici e lo stesso Ariston trafisse alla gola il capo nemico, sbattendolo a terra. Poi gli tagliò la testa e la gettò ai piedi del re macedone, reclamando in premio una coppa d’oro, come era consuetudine presso il suo popolo. Questi, divertito, gli offrì quindi la coppa d’oro richiesta, oltretutto colma di vino puro, e gli promise di festeggiare assieme.
Sarebbe dunque rappresentata questa vicenda, come celebrazione della fedeltà di Patraos nei confronti di Alessandro.
Ma questa teoria ha troppe falle per stare a galla. Anche nelle più affiatate famiglie reali ellenistiche non esistono casi nei quali ne sia stato rappresentato sulle monete un componente vivente maschile. Ciò avrebbe potuto comportare molti problemi di stabilità nel mantenimento del potere. Oltretutto non vi sono prove per dire che questo episodio fosse considerato dai Peoni più importante di tanti altri fatti militari che coinvolsero direttamente lo stesso Patraos, i quali non sono noti nelle fonti antiche. Gli storici lo hanno tramandato solo in quanto connesso alla figura di Alessandro.
Inoltre nell’ambito della monetazione greca rappresentazioni narrative di fatti storici sono rarissime. Pare dunque più probabile che l’immagine delle nostre monete abbia un valore simbolico-allegorico8.
A livello invece più puramente iconografico bisogna dire che il personaggio rappresentato a terra non è un cavaliere, come invece Satropates, e nemmeno interpretabile come disarcionato dalla propria cavalcatura. E’ invece armato da fante e in molte varianti persino equipaggiato da fante macedone9. La cavalleria persiana non era assolutamente dotata di scudo.
La seconda teoria è quella del Sekunda, che prova a suo modo a spiegare la commistione di elementi macedoni (scudo macedone, kausia ossia il tipico copricapo a falda larga, tunica senza maniche fino alle ginocchia e sarissa rappresentata corta per ragioni compositive) e persiani (tunica, pantaloni e scarpe orientali e una sorta di turbante) presenti nelle varie figure dell’uomo trafitto.
La premessa storica va ricercata nell’ambito della riforma dell’esercito attuata da Alessandro negli ultimi anni di vita. Egli decise di addestrare alla “macedone” trentamila giovani orientali: i cosiddetti epigonoi. Dopo la morte del loro creatore essi parteciparono ai numerosi scontri tra Diadochi che si susseguirono incalzanti, al servizio dei vari generali, ma soprattutto di Eumene di Cardia.
Le uniche battaglie nelle quali dei contingenti di cavalleria peonia avrebbero potuto combattere contro questi epigonoi sono quelle di Gabiene e Paratacene nel 317-6 a.C. che videro contrapposti Antigono Monoftalmo ed Eumene. Antigono era alleato di Cassandro, che a sua volta troviamo nel 310 legato ad Audoleon, successore di Patraos. Si può supporre che questa amicizia risalisse dunque già a Patraos e che questo abbia fornito propri uomini per la campagna del Monoftalmo. Le fonti antiche però non ce lo dicono: si tratta di pure supposizioni.
Sekunda ritiene che siano rappresentate le varie unità dell’esercito di Eumene: oltre agli epigonoi anche le unità d’elitè degli ipaspisti (anch’essi di origine iranica) e degli arguraspidi, gli invitti anziani veterani macedoni. Se questi ultimi vanno individuati nelle raffigurazioni di soldati armati alla macedone, gli altri invece dovevano avere un equipaggiamento misto iranico/europeo.
Problema già evidenziato dal Sekunda è che questi eventi si collocano nel 316, mentre la data tradizionale della morte di Patraos è fissata nel 315, anche se in realtà in un momento imprecisato prima del 310. Tale tipologia monetale sarebbe stata dunque coniata al crepuscolo del nostro sovrano, mentre a giudicare dai ritrovamenti sembrerebbe essere la più importante del suo regno.
Penso inoltre che qui si ripresentino problemi evidenziati nel caso della prima ipotesi: benché in questo caso, per quanto ne sappiamo, il cavaliere sia un personaggio generico o la personificazione della Peonia, quelle battaglie non furono combattute da Patraos in persona e ci troveremmo di nuovo di fronte alla rappresentazione di un evento storico. Elemento ancora più importante è che l’esercito di Eumene non venne affatto sconfitto sul campo, ma anzi ottenne due vittorie, per quanto non decisive. Ed il Cardiano trovò la morte solo a causa del tradimento degli arguraspidi10.
Anche in questo caso la pompa di sentina sembra dunque non farcela e i marinai iniziano ad abbandonare la nave.
Arriviamo dunque alla terza ipotesi, quella a mio parere più convincente.
Il Wright, che sembra non conoscere la teoria del Sekunda, parte da un’accurata analisi statistica di 405 monete edite.
Il cavaliere, che presenta non molte varianti, è senza dubbio il protagonista vittorioso dell’immagine, identificabile come o un aristocratico/re peone o la personificazione della Peonia stessa.
Tantissime sono invece le differenze che caratterizzano i fanti. Solamente in 8 casi è privo di scudo, mentre in tutti gli altri ne ha uno di tipo macedone.
Per quanto riguarda l’abbigliamento vengono estrapolati due tipi iconografici principali: il primo che è vestito con kausia e chitone, o talora in nudità eroica, (circa il 35% degli esemplari) viene definito “macedone” (fig. 2), mentre il secondo con elmo, petto nudo e pantaloni è indicato come “nordico” (fig.3). Il tipo “nordico” comprende il 52% delle monete studiate e il 93% di tutte quelle con elmo.
Vi sono poi anche ulteriori combinazioni degli elementi sopracitati, ma decisamente minoritarie.
Se l’identificazione come Macedone è già stata ampiamente utilizzata, quella che interpreta il fante come un barbaro del Nord appare qui per la prima volta. Secondo il Wright infatti i pantaloni sono caratteristica dei nordici e degli orientali, ma il torso scoperto escluderebbe la soluzione persiana: potrebbe dunque trattarsi di Triballi o di un’altra popolazione di area danubiana11.
Complessivamente l’ampia varietà stilistica e iconografica e la presenza di molti die links anche tra i due gruppi principali indicano una produzione massiccia di tetradrammi in un relativamente limitato periodo di tempo. Inoltre, a eccezione di un unico ritrovamento a Megara, provengono tutti dalla Peonia o dai territori limitrofi, dando prova in tal modo di una circolazione essenzialmente locale.
A questo punto vengono ribaltate le interpretazioni precedenti. Tale iconografia non dovrebbe esaltare un episodio vittorioso connesso a una alleanza con la Macedonia, ma esattamente il contrario.
Come già ricordato in precedenza, tra il 331 e il 323, con Antipatro al potere, dovette venir meno il controllo macedone sulla Peonia. Patraos ebbe dunque libertà di coniare questo tipo monetale, nel quale il soldato a terra non rappresenterebbe un personaggio fisso, bensì una raffigurazione simbolica dell’”altro”, una manifestazione dei nemici del popolo peone, ossia essenzialmente Macedoni e barbari del Nord.
In tal senso lo scopo ultimo era quello di mostrare come sotto il regno di Patraos la Peonia fosse uno stato prospero ed autonomo12.
- Hammond 2001, p. 67.
- Quinto Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, 4.9.24-5. Plutarco, Vita di Alessandro, 39.2.
- Merker 1965, p. 46.
- Merker 1965, p. 46.
- SNG ANS 7. Sotheby & Co 1969.
- IGCH 410, ovvero il cosidetto Paeonian Hoard. IGCH 411.
- Gaebler 1935, p. 202.
- Wright 2012, pp. 4-6.
- Sekunda 2013, p. 55.
- Plutarco, Vita di Eumene, 14-17.
- Wright 2012, p. 8.
- Wright 2012, pp. 12-13.
BIBLIOGRAFIA http://www.acsearch.info/search.html?term=patraos+tetradrachm&category=1-2&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1&images=1¤cy=usd&thesaurus=1&order=0&company=.
H.Gabler, Die antiken Münzen Nord-Griechenlands, Band 3.2: Die antiken Münzen von Makedonia und Paionia, Berlin, 1935.
N.G.L.Hammond, The frontiers of Philip II’s Macedonia, in «Collected studies V», Amsterdam, 2001, pp. 67-73.
C.M.Kraay, M. Thompson, O. Mørkholm, An Inventory of Greek Coin Hoards, New York, 1973. Disponibile online all’indirizzo: http://coinhoards.org/.
I.L.Merker, The ancient kingdom of Paionia, in «Balkan studies », 6, 1965, pp. 35-54.
N.V.Sekunda, The “Victory” coinage of Patraos of Paionia, in «Armées grecques et romaines dans le nord des Balkans», Gdańsk ; Toruń, 2013, pp. 53-67.
SNG, The Collection of the American Numismatic Society. Macedonia I, 7, New York, 1987, n° 1023-1053.
Soteby & Co, Catalogue of the Paeonian Hoard being Coins in Gold and Silver of the Kings of Macedon and Silver of the Indipendent Kingdom of Paeonia, London, 16 aprile 1969.
N.L.Wright, The Horseman and the Warrior: Paionia and Macedonia in the Fourth Century BC, in «The numismatic chronicle», 172, estratto, London, 2012, pp. 1-26.
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