The Sceptical “Amateur Scholar of Numismatics”. 4

GLI STATERI PERGAMENI D’ORO DI ALESSANDRO MAGNO SONO AUTENTICI?

Durante le mie ricerche sulla monetazione di Alessandro Magno mi sono casualmente imbattuto in una particolare e assai costosa monetazione di stateri d’oro, che è stata analizzata da François De Callataÿ.
Ritengo necessarie due premesse:
L’oro, almeno quello puro, essendo un metallo nobile è decisamente poco soggetto a fenomeni di alterazione chimico-fisica. Pertanto se una moneta d’oro è stata prodotta per coniazione risulterà proibitivo determinarne la falsità o meno in base unicamente ad un’analisi visiva delle caratteristiche metallurgiche. Al contrario esso è il metallo più malleabile1 di tutti (ancora più dell’argento) e pertanto le monete d’oro sono facilmente soggette a rovinarsi attraverso l’utilizzo delle stesse sia con graffi o scalfitture, sia per la perdita di qualità dei rilievi 2.
Considererò qui solamente gli aspetti legati alla tematica della falsificazione e non quelli relativi al significato e all’inquadramento storico di queste monete.
Si tratta di stateri di peso attico (8,60 g teorici): al dritto presentano la testa giovanile di Eracle con leontè rivolta a destra e al rovescio una statua arcaizzante di Atena disposta frontalmente, con lancia brandita nella destra e scudo nella sinistra.
Fino a non molti anni fa erano note solamente cinque monete appartenenti a questa categoria monetale, presenti da oltre un secolo in collezioni di importanti musei europei: quattro stateri e un terzo di statere (ancora oggi un unicum: ma per quanto???). Dei quattro stateri due provengono sicuramente dal Säida Hoard (IGCH 1508) rinvenuto a più riprese nel corso del XIX secolo e probabilmente anche gli altri due.

tavolaI

Imm. 1: i quattro stateri ottocenteschi.

1. D1/R1 (a). Londra, BM. 8,21 g.
2. D1/R1 (b). Lisbona, coll. Gulbenkian, 699. 8,59 g.
3. D1/R2 (a). Parigi, BnF, 1557. 8,60 g. http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8477318w.
4. D3/R5 (a). Berlino, MK. 8,51 g. http://ww2.smb.museum/ikmk/object.php?id=18200331&size=0&content=0&side=0.

5

Imm. 2: esemplare n° 5. Da De Callataÿ 2012, p. 188.

5. D1/R1 (a). Londra, BM. 2,85 g.
Quindi, a parte il terzo di statere di Londra, si conoscevano solamente 4 esemplari per un totale di 2 conii di dritto e 3 di rovescio.
Nel 2004 sarebbero apparsi sul mercato almeno altri 19 stateri di questa tipologia e 4 anche nel 2009: in totale dunque 23 secondo De Callataÿ (ma in realtà di più) venduti a cifre esorbitanti dalla più rinomate case d’asta del mondo.
6. D2/R3 (a). Asta Gemini IV, 8 gennaio 2008, lotto 153. 8,60 g. 110.000 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=433788. Poi Asta Triton XVI, 7 gennaio 2013, lotto 432. 8,59 g. 90.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=222570.
7. D2/R3 (b). Asta Triton XI, 7 gennaio 2008, lotto 214. 8,60 g. 55.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=114637.
8. D2/R3 (c). Asta Stack’s, 14 gennaio 2008, lotto 2233. 8,63 g. 47.500$. http://www.acsearch.info/search.html?id=435783.
9. D2/R3 (d). Numismatica Ars Classica, asta 52, lotto 162, 7 ottobre 2009, 8,61 g. 134.400 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=673016.
10. D2/R3 (e). Asta Nomos FPL 3, winter-spring 2010, lotto 71. 8,61 g. 145.000 $. https://issuu.com/cngcoins/docs/nomos_fpl_3.
11. D2/R3 (f). Asta Gemini VII, 9 gennaio 2011, lotto 477. 8,59 g. Non sono riuscito a rintracciare il realizzo, ma la base d’asta era 120.000 $. https://issuu.com/hjb-ancientcoins/docs/www.geminiauction.com.
12. D2/R3 (g). Asta Nomos FPL 4, winter-spring 2011, lotto 68. 8,60 g. 105.000 $. https://issuu.com/cngcoins/docs/nomos_fpl_4_2011.
13. D2/R3 (h). Collezione ANS, New York, acquisizione del 2009. Prezzo e provenienza ignoti. 8,583 g. http://numismatics.org/collection/2009.46.1.
14. D2/R3 (i). Collezione privata Pékin. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g.
15. D2/R3 (j). Collezione privata di Londra. Prezzo e provenienza ignoti. 8,62 g. Poi Printed Auction CNG 94, 18 settembre 2013, lotto 462. 8,60 g. 65.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=239757.
16. D2/R3 (k). Collezione privata del Connecticut. Prezzo e provenienza ignoti. 8,59 g. Poi Electronic Auction CNG 316, 4 dicembre 2013, lotto 106. 8,63 g. 45.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=247997.
17. D2/R3 (l). Collezione privata del Wisconsin. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g.
18. D2/R3 (m). Collezione SF1. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g. Poi Electronic Auction CNG 314, 6 novembre 2013, lotto 131. 8,59 g. 45.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=245067.
19. D2/R3 (n). Collezione SF2. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g. Poi (?) Asta Nomos 8, 21 ottobre 2013, lotto 165. 8,63 g. 50.952 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=243824.
20. D2/R3 (o). Collezione privata del Massachussets. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g. Poi Asta Nomos 3, 10 maggio 2011, lotto 112, 8,61 g. 148.499 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=997149. Poi Printed Auction CNG 94, 18 settembre 2013, lotto 463. 8,62 g. 65.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=239758. Poi Asta RN 8, 28 settembre 2014, lotto 633. 8,62 g. 77.953 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=2139241.
21. D2/R3 (p). New York, collezione SF3. Prezzo e provenienza ignoti. 8,63 g. Poi Asta Triton XV, 3 gennaio 2012, lotto 1204. 8,62 g. 80.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=199814. Poi Electronic Auction CNG 308, 7 agosto 2013, lotto 113. 8,62 g. 42.500 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=238827.
22. D2/R3 (q). Collezione privata di Chicago. Prezzo e provenienza ignoti. 8,63 g. Poi Electronic Auction CNG 312, 9 ottobre 2013, lotto 8. 8,60 g. 50.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=243922. Poi Heritage Auction 3041, 13 agosto 2015, lotto 32032. 8,60 g. 46.000 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=2581474.
23. D2/R3 (r). Collezione privata della California. Prezzo e provenienza ignoti. 8,63 g.
24. D2/R3 (s). Manhattan Sale II, 4 gennaio 2011, lotto 58. 8,62 g. 110.000 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=920077.
25. D2/R4 (a). Collezione privata di Providence. Prezzo e provenienza ignoti. 8,62 g.
26. D2/R4 (b). Collezione privata di Zurigo. Prezzo e provenienza ignoti. 8,60 g.
27. D4/R6 (a). Asta Leu 52, 15 maggio 1991, lotto 90. 8,57 g. Poi Asta New York Sale XXVII (Prospero Collection), 4 gennaio 2012, lotto 477. 8,57 g. 42.500 $. http://www.baldwin.co.uk/media/cms/auction-archive/auction-ny27/NY27%20-%20PROSPERO%20Part%2011.pdf.
28. D5/R7 (a). Asta Gemini V, 6 gennaio 2009, lotto 604. 8,60 g. 100.000 $. http://www.acsearch.info/search.html?id=562269; http://forgerynetwork.com/default.aspx (cercare pergamon stater).
Nuovi esemplari non presenti in De Callataÿ 2012:
29. D2/R3 (t). Asta Nomos 7, 14 maggio 2013, lotto 123. 8,60 g. 100.263 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=230519.
30. D2/R3 (u). Printed Auction CNG 100, 7 ottobre 2015, lotto 75. 8,62 g. 23.000 $. https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=292033.

In realtà sono talmente simili che non ritengo improbabile che alcuni di questi esemplari possano coincidere. Ho qualche dubbio soprattutto sull’esemplare n°19.
Quindi per il De Callataÿ 23 nuovi stateri per un totale di 3 nuovi conii di dritto e 4 di rovescio, ma in effetti 25 con le ultime aggiunte.
Gli esemplari 27 e 28 sono degli unicum per ciò che concerne i conii e soprattutto il secondo ha uno stile più grezzo. Gli altri 23 hanno tutti lo stesso conio di dritto e anche quello di rovescio salvo i numero 25 e 26.
Queste monete presentano tratti decisamente comuni con altri gruppi di monete da me analizzate e ritenute non genuine, o comunque dubbie:
Conii mai precedentemente attestati in pubblicazioni scientifiche precedenti, pur in presenza di uno stile spesso coerente.
Stato di conservazione eccezionale per tutti i pezzi (EF o MS). Come se tutte le monete scoperte recentemente siano rimaste sigillate in una capsula del tempo dal momento della produzione a quello della vendita in asta. Basta dare uno sguardo alle monete presenti nelle collezioni dei musei o di prestigiose associazioni per rendersi conto che c’è qualcosa di stonato. Nello specifico dei nostri stateri non ce n’è uno dei 4 ottocenteschi che presenti uno stato di conservazione migliore anche del peggiore dei 25 “nuovi”.
Centratura spesso perfetta. Non bisogna mai dimenticare che la coniazione antica era un processo manuale e artigianale, per quanto, soprattutto per le monete più preziose, altamente specializzato; in realtà, specie nelle monete d’oro (mi riferisco in particolare agli stateri di Alessandro lifetime), errori troppo evidenti in tal senso sono molto difficili da vedere, però qui il livello di precisione pare davvero eccezionalmente alto.
Range pondometrico eccessivamente ridotto. I 25 “nuovi” esemplari presentano tutti un peso compreso tra gli 8,58 e gli 8,63 g, avendo un peso teorico di 8,60 g. Sembra quasi che potessero disporre di una bilancia di precisione. I pesi sono infatti: 8.60,8.60,8.63,8.61,8.61,8.59,8.60,8.58,8.60,8.62,8.63,8.60,8.59,8.63,8.62,8.63,8.63,8.63,8.62,8.62,8.60,8.57,8.60,8.60,8.62 g. Si ottiene una media di 8.6092 g alla quale possiamo aggiungere una deviazione standard pari a +/- 0,017 g: arrotondando otteniamo cioè 8,61 +/- 0,017 g. Siccome gli stateri sono in alta conservazione, cioè non hanno circolato, la variazione ottenuta è quella delle monete appena uscite dal conio, praticamente quella dei tondelli battuti a martello e corrisponde perfettamente, in realtà leggerissimamente superiore, al peso teorico di 8,60 g.
Per esempio infatti le sterline d’oro prodotte in Gran Bretagna a partire dal 1817 erano composta da oro 916,66 ‰ (22 carati).
Il peso ufficiale era di 7,98805 grammi. Queste monete, quando circolavano, perdevano il loro valore legale quando il loro peso scendeva al di sotto di 7,93787 grammi, dunque il margine di tolleranza era di 0,05018 grammi (pari allo 0,628% del peso originario).
Nel 1868 la Società Statistica di Londra stimò che ogni anno di circolazione facesse perdere alla sterlina 0,00276 grammi (pari allo 0,0346 % del peso originario): ne consegue che ogni moneta poteva circolare per un massimo di 18 anni prima di perdere il suo valore legale. Altre fonti indicavano, prudenzialmente, un periodo massimo di 15 anni.3
Ammettendo anche il fatto che potessero raggiungere un tale livello di precisione, come si spiega che gli esmplari di Lisbona e Parigi, che mostrano uno stato di conservazione inferiore a quello dei 25 stateri e dunque dovrebbero aver subito una seppur minima perdita di peso, ricadano invece esattamente in questo stesso range coi loro 8,59 e 8,60 g?
Forse che essendo l’oro un metallo malleabile, il rilievo si rovina, ma il peso rimane identico, ossia non c’è effettiva perdita di materiale? In parte sì, o almeno in misura inferiore rispetto agli altri metalli, ma ciò non toglie che forti diminuzioni pondometriche potessero anche esserci, come dimostra l’esemplare n°1 del British Museum coi suoi 8,21 g (a meno di non supporre che questo fosse effettivamente il suo peso originale).

Per capire se una tale precisione pondometrica fosse possibile all’epoca ho deciso di effettuare un’analisi statistica sul peso di tutti gli stateri di Alessandro, datati in un periodo almeno in parte sovrapponibile a quello degli stateri pergameni, presenti sul sito Pella (http://numismatics.org/pella/), che raggruppa le collezioni del British Museum, dell’ANS e del Münzkabinett di Berlino, con qualche aggiunta da SNG Copenhagen, SNG Berry e dal testo del Price stesso a partire da Price 1:

Grecia e Macedonia (ca 336-310 a.C.).
Tot. 86 esemplari.
Tot. peso 735,812 g, cioè solamente 3,788 g d’oro in meno rispetto a quello teorico.
Peso medio singola moneta: 8,556 g, cioè 0,044 g in meno d’oro per moneta rispetto a quello teorico.
Discostamento percentuale medio: 0,512% in negativo, rispetto allo 0,108 % in positivo dei nostri 25 indagati.

Asia Minore4 (ca 328-317 a.C.).
Tot. 70 esemplari.
Tot. peso 597,03 g, cioè solamente 4,97 g d’oro in meno rispetto a quello teorico.
Peso medio singola moneta: 8,529 g, cioè 0,071 g in meno d’oro per moneta rispetto a quello teorico.
Discostamento percentuale medio: 0,825% in negativo, rispetto allo 0,108 % in positivo dei nostri 25 indagati.

Basandomi su questi dati e il fatto che i 156 esemplari considerati hanno mediamente uno stato di conservazione decisamente minore di quello dei perfetti 25 esemplari pergameni, in realtà l’assoluta precisione pondometrica di questi ultimi è molto meno assurda di quanto mi aspettassi e anzi sarebbe plausibile, visto il loro alto stato di conservazione. Il punto rimane comunque proprio il loro stato di conservazione: non ce n’è neanche uno mal conservato…

Voglio ora disporre in ordine cronologico di vendita gli esemplari da me rintracciati, indicandone grado di conservazione, grado di rarità e prezzo di vendita (ovviamente come indicato dalla casa d’aste).

TABELLA definitiva

Imm. 3: tabella coi dati delle monete passate in aste da me individuate.

Faccio notare come con la comparsa di un numero sempre maggiore di esemplari si assista a un trend negativo generale degli hammer prices. Indipendentemente dal fatto che siano autentiche o meno penso sia abbastanza scorretto l’aver spesso parlato di monete delle quali si conoscevano pochissimi esemplari, specialmente nelle prime aste. Poichè queste monete hanno certamente la medesima, e sconosciuta, provenienza trovo difficile credere che le varie case d’asta abbiano ignorato l’esistenza degli altri esemplari. Solo nelle ultime aste compare il grado di rarità “rare“, anche se in un impeto di onestà alla Nomos avevano detto già nel 2011: “We already know that the total number of dies for this issue was extremely limited and that including the pieces now in museums, there are no more than 20+ examples of all types known“.

L’insieme mi pare troppo perfetto perchè possano essere monete antiche. Ma alcuni, e non si parla di persone a caso, sono del parere diametralmente opposto, come lo stesso De Callataÿ che invece ritiene che questi esemplari siano tutti autentici:
“Le coin de revers R7, celui au “coq” (n°28), paraît d’un style tellement plus négligé que R1-R6 qu’il a pu faire naître des soupçons sur sa réelle ancienneté (nous le creyons fermement authentique). Pourtant, il est comme les autres, conservé dans un état quasi fleur de coin et la pièce est d’une métrologie irréprochable (8,60 g)”5.
In precedenza li aveva definiti come “stateri di Pergamo 2004”, dato che tutti, eccetto i 4 del 2009, sarebbero appunto comparsi quell’anno. In realtà l’esemplare Gemini col “gallo” (n° 28) è la medesima moneta che era stato pubblicata come falso coniato già nel 1996 dalla IBSCC6.
Nella descrizione si dice che: “The general aspect of the coin is of a dazzling freshness, as if made yesterday“.
Da notare che qualcuno l’ha acquistata per 100.000 $. La casa d’aste si è difesa dicendo: “We had a bid from an informed collector who knew the whole story and feels the coin is genuine“.7
Cosa possiamo dire? Buon per lui se ha soldi da buttar via…
Il De Callataÿ prova a utilizzare l’argomento stilistico (il dritto dell’esemplare 28 affine al pezzo di Berlino) come prova a sostegno dell’autenticità di queste monete. Secondo lui sarebbero infatti riconoscibili nei 4 pezzi ottocenteschi le mani di due differenti incisori (A e B), individuabili anche all’interno degli “stateri di pergamo 2004”.
Tuttavia egli non tiene in considerazione un fatto lapalissiano: dato che le 4 monete originarie erano tutte inaccessibili, eventuali falsari non vedo cosa avrebbero potuto fare se non ispirarsi allo stile di queste in base alle fotografie delle quali disponevano.
Ho letto molto del De Callataÿ, che ritengo ancora un luminare della numismatica, nonostante questo articolo possa essere a mio avviso considerato come la pecora nera o la ciambella uscita senza buco della produzione scientifica delle studioso belga.
Una provocazione: che peso può aver giocato nella sua stesura il fatto che da queste 25 monete sono stati ricavati oltre 2 milioni di $?

CONSIDERAZIONI FINALI:

Io, a livello personale, penso che non si tratti di monete autentiche, ma di contraffazioni moderne. Ho perciò a riguardo una posizione che potrei definire come agnostica non credente. Indipendentemente però dal mio parere, credo che ritenere sicuramente genuine queste monete sia davvero un atto di fede…
E’ inquietante che non venga fornita l’indicazione della provenienza. Ciò può significare solamente due cose: o che una provenienza non ce l’hanno dato che sono false, o che ce l’hanno, ma non può essere divulgata.
Le cinque monete ottocentesche provenivano molto probabilmente tutte dal Säida Hoard, ossia da Sidone in Fenicia, attuale Libano. Mostrano un grado d’usura compatibile con una certa circolazione, al contrario degli “stateri di Pergamo 2004”, che dunque, a meno che non siano stati avvolti singolarmente negli stracci e trasportati con estrema cura, proverebbero plausibilmente da un luogo non lontano da quello della loro coniazione. Parliamo dunque di Pergamo, o quantomeno la zona nordoccidentale della Turchia, da dove non credo sia esattamente legale esportare di nascosto manufatti archeologici, tanto più se potenzialmente così importanti come queste monete.

1. Vedi: http://www.treccani.it/enciclopedia/malleabilita/.
2. Bisogna comunque dire che in generale le monete d’oro, proprio per il loro maggiore valore, risultavano utilizzate meno frequentemente di quelle d’argento e di bronzo e pertanto presentano oggi, mediamente, gradi di conservazione maggiore rispetto alle altre.
3. http://numistoria.altervista.org/blog/?p=1772.
4. Ho considerato solo le zecche di Lampsaco, Abido e Magnesia (328-317 a.C.), poi ho deciso di fermarmi in quanto i dati ottenuti, per ciò che concerne i miei scopi, erano più che sufficienti.
5. De Callataÿ 2012, p. 189.
6. In Counterfeit Coin Bullettin, 1996, 21, n°1 dell’International Bureau for the Suppression of Counterfeit Coins (IBSCC). Vedi: http://forgerynetwork.com/asset.aspx?id=Knx6HMaNKYY=.
7. http://www.coinauthentication.co.uk/newsletter11.html.

BIBLIOGRAFIA
http://www.coinauthentication.co.uk/newsletter11.html
De Callataÿ 2012= F. De Callataÿ, Les statères de Pergame et les réquisitions d’ Alexandre le Grand: l’apport d’un nouveau trésor (“Statères de Pergame 2004”), in «RN», 2012,169, pp. 179-196.
IGCH 1508= http://coinhoards.org/id/igch1508
M.J. Price, The Coinage in the Name of Alexander the Great and Philip Arrhidaeus, 2 voll., London, 1991.
http://numistoria.altervista.org/blog/?p=1772
Sylloge Nummorum Graecorum, Danish National Museum, Thrace and Macedonia, vol. 2, West Milford, 1982.
Sylloge Nummorum Graecorum, United States, Burton Y. Berry Collection, Part 1: Macedonia to Attica, New York, 1961
U. Westermark, Notes on Saida Hoard (IGCH 1508), «Nordisk Numismatisk Årsskrift», 1979-1980, pp. 21-35.

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